Prima di partire si deve avere fiducia, ma appena ci si avvicina si capisce immediatamente perché il National Geographic abbia definito così questa lingua di terra che fieramente si lancia nell’Atlantico, quasi come se lo volesse sfidare. È semplice: ovunque si diriga lo sguardo, gli occhi si riempiono di stupore. Il verde di vallate e montagne è in perfetto equilibrio con il blu dell’oceano, l’azzurro del cielo, il candore delle spiagge infinite e i colori accesi delle case. Insieme agli occhi viaggiano tutti i sensi ed è anche per questo che l’idea di essere al centro di un piccolo mondo a parte, magnificamente irlandese, non cambia a prescindere dalle stagioni e dal tempo.
È riduttivo definirla una destinazione lontana dalle rotte più battute, anche se, in un certo senso, è vero e il suo essere uno dei maggiori luoghi gaeltacht (la lingua gaelica) d’Irlanda la rende il punto di partenza ideale per scoprire l’essenza dell’Isola di Smeraldo, i suoi tratti più intimi e originari, seguendo un percorso diverso rispetto a quello abituale. Vale quindi la pena disegnare un tour lungo la costa, che, partendo da Dingle e procedendo in senso orario, tocchi tipici villaggi come Ventry, Dunquin, Ballydavid, e Castlegregory. Oltre che per la bellezza dei contesti in cui sono inseriti, meritano una visita per avvicinarsi all’unicità della loro storia e alle persone che li abitano. Consigliatissimo fare una tappa di qualche notte.
Con l’Atlantico, questa lingua di terra lunga 50 chilometri, dialoga da sempre. Tra le interazioni più belle degli ultimi tempi, quella con il delfino soprannominato Fungie. Abita la baia da oltre 30 anni ed è davvero difficile che non si lasci ammirare nel corso delle uscite organizzate nel rispetto della sua sicurezza. Altri avvistamenti straordinari sono quelli delle balene, ma solo nel mese di ottobre. La vicinanza ai margini della corrente del Golfo è fondamentale per l’abbondanza di pesce presente nella Dingle Bay, una delle insenature più grandi e importanti dell’intera isola, e ancora oggi dal Dingle Harbour e da altri porti della zona partono le barche da pesca che con i loro colori brillanti fanno bella mostra di sé nelle piccole darsene.
L’oceano fa da quinta anche ai piccoli allevamenti ovini e bovini: vacche, pecore e capre vivono quasi allo stato brado tra erbose conche verdi e ripide pareti. Parte della lana viene lavorata localmente e in shops come la Dingle Woolen Company si possono trovare maglioni, sciarpe e berretti.
Sempre presente è anche un contagioso e autentico senso di vitalità: nei villaggi, nei centri come An Díseart, dedicato alla cultura celtica, o durante attività quali il corso che si può seguire al porto di Dingle per imparare a usare la Currach-Naomhòg, tipica barca, un tempo utilizzata per la pesca dagli abitanti delle Blasket Islands. Questo piccolo arcipelago, prezioso tesoro naturalistico a circa 20 chilometri dalla costa, merita una giornata di esplorazione prendendo uno dei traghetti, attivi dalla primavera all’autunno. Non lontano dal molo di Dunquin, da cui partono alcuni traghetti, è presente il Blasket Centre, spazio museale creato con rara intelligenza per rendere omaggio alla comunità unica che ha popolato Blasket Islands fino alla loro evacuazione nel 1953. Struggente il punto di vista sulle isole che da lontano dominano le ampie vetrate.
In tutto il territorio è facile muoversi, orientarsi (la cittadina di Dingle supera di poco i 2.000 abitanti) e nessuno rimarca la differenza tra locals e visitors. Si condividono, appunto, il craic, le tinte forti delle stout, il velluto dei whiskey e l’intrigo di aromi dei gin distillati da piccole realtà locali. Nella penisola vale la pena andare anche perché si sta insieme, naturalmente. Come alla Dingle Cookery School, in cui si impara a cucinare quello che si è pescato poche ore prima uscendo in barca, o alla Dingle Distillery, distilleria artigianale dove è possibile osservare gli spazi e i processi di produzione e degustare whiskey single malt, gin, vodka. Il suo gin ha vinto il primo premio ai World Gin Awards 2019 ed è reso unico dalle botaniche del luogo, selezionate per portare letteralmente in bocca un assaggio della contea di Kerry.